giovedì 14 ottobre 2010

Studio statistico umanistico sugli impazziti per traffico a Roma il diciotto aprile millenovecentonovantotto. Intervista n. 4

Legenda: Intervistatore: I – Pazzo: P

Testo dell’intervista

I: Buongiorno signore.
P: Buongiorno a lei, come stà?
I: Io bene. Lei la vedo alquanto blu, si sente bene?
P: Mai stato meglio.
I: Lei è uno dei quindici impazziti per traffico a Roma il diciotto aprile del millenovecentonovantotto, dati per scomparsi il diciannove aprile del millenovecentonovantotto?
P: Impazziti per traffico mi piace, si, siamo impazziti per traffico a Roma quel giorno.
I: Finalmente uno che lo ammette.
P: Come?
I: Niente, parlavo tra me. Mi dica cosa è successo. Se lo ricorda? E’ sicuro di stare bene? Fisicamente ha l’aria di essere in forma, però mi sembra un po’ blu nell’aspetto.
P: Non si preoccupi, sto benissimo.
I: Tranne che per il fatto che è leggermente pazzo, no?
P: E’ vero, me ne stavo dimenticando. Sono impazzito per traffico a Roma. Quando? Mi rinfreschi la memoria.
I: Il diciotto aprile millenovecentonovantotto.
P: Si, è vero, proprio quel giorno. Bé, guardi, lei mi è simpatico. Finora nessuno di noi ha mai rilasciato interviste al riguardo, ma per lei farò un eccezione e le racconterò come è andata.
I: Bene. Sono tutto orecchi.
P: Eravamo su Via Salaria, fermi sotto il cavalcavia della tangenziale, imbottigliati nel traffico delle sei del pomeriggio.
I: Una cosa abominevole.
P: Ben detto, abominevole. Insomma, eravamo fermi, e ci guardavamo intorno cercando una via d’uscita.
I: Eravate chi?
P: Io e gli altri quattordici, ognuno nella sua auto, ognuno quasi impazzito.
I: E poi?
P: Siamo impazziti.
I: Bene.
P: Si, bene. E’ stato fantastico. Siamo usciti tutti e quindici contemporaneamente dalle auto e ce ne siamo andati, lasciandole li, sotto lo sguardo degli altri automobilisti.
I: E che avete fatto.
P: Siamo venuti qui.
I: Quindi i quindici impazziti per traffico a Roma quel diciotto di aprile, sono impazziti tutti assieme, cari amici.
P: Ma con chi parla?
I: Con nessuno, parlo tra me. Dicevamo, quindi, che state qui, a Villa Ada, da allora?
P: Si chiama in un altro modo, ma si, viviamo qui.
I: Come vivete?
P: Qui c’è tutto quello che ci occorre, i frutti della terra, l’alberocasa, l’albero delle anime.
I: L’albero che?
P: L’albero delle anime.
I: Aaahh!! Cos’era quello?
P: Cosa?
I: Quella cosa che ci ha volato sulla testa.
P: Niente, il mio amico Sturkzin che si allena sulla banshee.
I: Che?
P: Sturkzin che si allena sulla banshee, un ikran.
I: Adesso è più chiaro. Che diavolo era quella cosa che volava?
P: Una banshee, un animale abbastanza comune qui.
I: A Villa Ada?
P: No, su Pandora.
I: E che è?
P: Una delle tre lune del pianeta Polyphemus, la luna su cui ti trovi ora si chiama Pandora.
I: Ma se stiamo davanti al laghetto di Villa Ada.
P: La Grande Madre Eywa ti perdonerà per quello che dici. E, ad ogni modo, anche il laghetto di Villa Ada è parte del tutto che Eywa, la grande Madre, comprende in se.
I: Certo che sei impazzito di brutto tu, quel diciotto di aprile. E su un omone di più di due metri come te la pazzia non è una bella cosa.
P: Sono alto tre metri e quaranta.
I: Aaaahhh! Chi sono quelli? Tutti blu e tutti alti tre metri.
P: Gli altri impazziti, siamo Nav’i adesso. Quel giorno ci siamo convertiti al naturalismo e abbiamo assunto un aspetto nuovo, grazie a Eywa, la …
I: La grande madre, l’ho capito. Ma che siete, avatar?
P: Ah, ah. Voi umani ci chiamate così? Avatar. Ah, ah, ah.
I: Si, è proprio divertente. Che strano il mondo, vero?
P: Non è strano il mondo, sono gli umani ad essere strani.
I: Giusto, gli umani sono strani. Bene, io avrei da fare alcune cosette, poi dovrei trascrivere l’intervista per pubblicarla sul blog. Se non ti dispiace, me ne andrei. Se seguo il sentiero arrivo all’uscita su Via Salaria, giusto?
P: No, di la vai ai monti fluttuanti di Pandora. Via Salaria è di là. Attento che a quest’ora c’è un sacco di traffico.
I: Già, i monti fluttuanti. Bé, grazie tanto dell’intervista, è stata molto interessante.
P: Torna a trovarci quando vuoi.
I: Contaci. Addio.

Incredibile, cari lettori, i quindici impazziti scomparsi stanno a Villa Ada e sono diventati avatar.
Questa storia delle interviste agli impazziti per traffico sta cominciando a diventare pericolosa, ma la qualità scientifica del mio lavoro inizia a dare i suoi frutti.

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