sabato 7 agosto 2010

Studio statistico umanistico sugli impazziti per traffico a Roma il diciotto aprile millenovecentonovantotto - Intervista n. 2

Legenda: Intervistatore: I – Pazzo: P

Testo dell’intervista

I: Lei era nel traffico il diciotto aprile del millenovecentonovantotto?
P: Si.
I: Dove, esattamente?
P: Sul Lungotevere della Farnesina.
I: A Trastevere.
P: Si, ero in prima fila davanti al semaforo rosso e attendevo il verde.
I: Il semaforo di Piazza Trilussa?
P: Precisamente.
I: E cosa è successo.
P: Si è fermato il tempo.
I: In che senso?
P: Non scatta più il verde.
I: In effetti, lo dico per i lettori che leggeranno la trascrizione dell’intervista, ci troviamo su Lungotevere della Farnesina ed il semaforo di Piazza Trilussa è rosso.
P: E’ guasto secondo lei?
I: Non saprei. Vuole farci credere che lei si trova qui dal diciotto aprile del millenovecentonovantotto?
P: Minuto più, minuto meno.
I: Lei è pazzo.
P: Senta, le multe selvagge mi hanno messo sul lastrico, io col rosso non ci passo. Sarò pazzo, ma un’altra multa non la voglio prendere.
I: Ecco, è scattato il verde. Perché resta fermo?
P: Non è verde, è ancora rosso.
I: Ma non vede che stanno passando tutti? E gli automobilisti dietro stanno fondendo le coronarie con i clacson per quanto sono infuriati con lei che resta fermo.
P: Le dico che è rosso.
I: Lei sta qui da dodici anni? Lei è pazzo davvero. Si è perfino formata della vegetazione intorno alla sua auto.
P: E’ un piccolo giardino che curo personalmente.
I: Come sopravvive?
P: Mia moglie mi porta delle provviste una volta a settimana.
I: Non posso crederci. Intanto è tornato ad essere rosso il semaforo.
P: Glielo avevo detto che è rosso.
I: Ma è intermittente, poi tornerà il verde.
P: Può darsi che lei abbia ragione, ma poi tornerebbe a essere rosso. E se superassi l’incrocio quando venisse questo colore verde, come dice lei, colore che da quando sono qui non ho mai visto, poi ne incontrerei un altro rosso dopo cento metri. Tanto vale starmene qua, che è un bel posto, con il mio giardinetto di piantine dalle foglie sempre rosse. Sono molto autunnali non trova? Le foglie rosse intendo.
I: Le foglie rosse? Senta, mi tolga una curiosità – faccio presente ai lettori che al momento dell’intervista indossavo una polo verde – mi dica, questa mia polo, di che colore è?
P: Rossa.

Errata Corrige Legenda. Intervistatore: I – Daltonico: D.

I: Lei è daltonico, ecco perché da dodici anni vede un semaforo sempre rosso. Il semaforo diventa verde come tutti gli altri, ma lei quel diciotto aprile del millenovecentonovantotto è diventato daltonico, non pazzo.
D: Non mi dica. Quindi ho perso tutto questo tempo. E dire che avevo un sacco di cose da fare. Allora corro ad occuparmi degli affari miei. Vede che gioiello di macchina, è ripartita come se fosse rimasta ferma dodici giorni anziché dodici anni.
I: Aspetti.
D: Arrivederci.
I: E’ partito, ma il semaforo è ancora rosso. Si è salvato perché non passava nessuno. Continuo a vederlo mentre si avvicina al semaforo successivo e passa nuovamente col rosso credendo ormai che tutto ciò che vede rosso sia verde. Risparmio ai lettori la descrizione della scena dell’impatto della sua auto con il tram proveniente da Piazza Sonnino.

Da approfondimenti successivi a questa intervista sono giunto alla conclusione che il daltonismo del diciotto aprile millenovecentonovantotto nel soggetto oggetto del presente studio è stato indotto dalla pazzia. Ovvero il soggetto è diventato daltonico perché impazzito. Altrimenti non lo si potrebbe annoverare tra i cinquantadue pazzi da traffico di quel giorno ed io che ne ho intervistati finora solo due, me ne dovrei mettere a cercare un altro che non è mai stato individuato.
Se il tizio daltonico venisse dichiarato uscito di senno a causa del daltonismo che gli aveva fatto percepire un semaforo come rosso per dodici anni e non daltonico perché pazzo, come potrei trovare il vero cinquantaduesimo pazzo?
Se avete capito la domanda spero che possiate darmi dei suggerimenti.

Nessun commento:

Posta un commento